“Accanto alla tutela dei diritti e a salari adeguati, è sempre più evidente che la dignità del lavoro si realizza riconoscendo i meriti, valorizzando i talenti di ciascuno, creando contesti nei quali giovani e meno giovani possano esprimere le proprie potenzialità e sentano di dare un contributo di senso.”
Non posso che sottoscrivere queste sue parole, gentile Maria Cristina Origlia, presidente del Forum della Meritocrazia. Noi alla Fondazione Pensiero Solido abbiamo definito questa impostazione “Economia Circolare delle Competenze”, ma credo proprio che siamo sulla stessa lunghezza d’onda…
“…lo siamo, caro Palmieri, perché intendiamo promuovere un ecosistema che favorisca lo sviluppo di talenti e competenze. Vogliamo un Paese dove i giovani non siano costretti ad andare all’estero per trovare soddisfazione lavorativa e dove le persone di esperienza possano trovare nuova motivazione per sentirsi utili.”
Qual è il legame tra merito e attrattività del mondo del lavoro?
“Le persone, soprattutto i giovani, cercano riconoscimento per le proprie competenze, impegno e serietà professionale. Il merito è un fattore chiave per attrarre e trattenere i talenti, creando un ambiente di lavoro dinamico e produttivo. Per questo motivo abbiamo costituito il Forum della Meritocrazia.”
Di che si tratta? Quali sono i progetti del Forum della Meritocrazia?
“Siamo una associazione nata nel 2011 per diffondere la cultura del merito. Siamo una coalizione di più soggetti che hanno deciso di unire le forze per creare una società più equa, ambienti di lavoro più inclusivi, per affermare le pari opportunità, per valorizzare i talenti di ciascuno e rispondere alle legittime aspettative delle nuove generazioni.”
Tradotto in azioni concrete, cosa significa?
“Lavoriamo su progetti pluriennali rivolti a diversi pubblici: studenti, aziende, pubblica amministrazione.
Ci occupiamo di mentoring per studenti, premi per tesi di laurea, corsi di formazione sul merito, misurazione del merito nelle aziende e sensibilizzazione al merito nella PA…”
Lo fate intendendo per meritocrazia la competizione senza regole per la quale il principale obiettivo è fare carriera, anche a scapito degli altri, se necessario?
“Tutt’altro. Noi intendiamo per meritocrazia il pari accesso alle opportunità per tutti, il riconoscimento dell’impegno profuso dalle persone, la creazione di ambienti di lavoro nei quali la fiducia sia il collante di una collaborazione radicale finalizzata all’innovazione come leva competitiva verso l’esterno. Riteniamo che la vera meritocrazia sia conveniente per le imprese e per le persone se…”
…se è gestita con intelligenza, con equilibrio e in modo inclusivo?
“Proprio così. Il merito serve per far fiorire le organizzazioni e le singole persone che ne fanno parte, oltre ad aumentarne la produttività. A livello sociale, è il migliore sistema sinora sperimentato per rimettere in moto l’ascensore sociale, perché non guarda all’albero genealogico ma alle capacità e alla voglia di impegnarsi della singola persona”.
Il 6 febbraio celebrerete l’ottava edizione della Giornata Nazionale del Merito. Cosa vi aspettate quest’anno?
“La Giornata nazionale del Merito 2025, realizzata in collaborazione con Deloitte, sarà l’occasione per fare il punto sulla meritocrazia in Europa e in Italia, grazie alla presentazione della nuova edizione del nostro report “Meritometro”. Avremo con noi economisti, istituzioni, associazioni di categoria e aziende pioniere del movimento meritocratico. Inoltre, lanceremo il FdM Award 2025-2026 per dare un riconoscimento alle organizzazioni impegnate nella governance meritocratica. Sarà un altro momento di confronto e di stimolo per promuovere la cultura del merito in Italia.”
Voi siete in campo da oramai quattordici anni e da molto più tempo ancora il dibattito sulla questione del cosiddetto “capitale umano” emerge ciclicamente. Siamo sempre all’anno zero?
“I dati parlano chiaro: l’Istat prevede una diminuzione di 5,4 milioni di persone in età lavorativa entro il 2040. Questo, nonostante l’immigrazione. Le cause? Calo demografico, fuga dei talenti e una politica migratoria inadeguata. Serve una strategia integrata, con un ruolo attivo di aziende e territori nell’attrarre e valorizzare i talenti, italiani e stranieri. Però non siamo all’anno zero. Lentamente si fa strada una cultura differente, sul modello auspicato dal vostro “Manifesto della Leadership che serve“.
Come ogni azione culturale che incide sulla mentalità, ha una sua lentezza, ha bisogno di tempo per essere metabolizzato e diventare patrimonio comune…
“Il punto è che non abbiamo più tempo. La difficoltà delle aziende nel reperire personale qualificato è ormai diventata emergenza. Bisogna avere il coraggio di guardare in faccia la realtà e agire velocemente, moltiplicando le iniziative che diano visibilità all’impatto positivo di policy e governance meritocratiche. Anche di questo ragioneremo alla Giornata nazionale del Merito.”