Da quanti parliamo prima di green e adesso di sostenibilità ed ESG? Quante volte sono state richieste e promosse azioni virtuose e comportamenti da cambiare, ottenendo poco o nulla, sia a livello individuale sia a livello di organizzazioni? Perché ci troviamo di fronte a una realtà in cui troppo ancora le parole si traducono in fatti concreti?
Certo, le giovani generazioni sono più sensibili alle scelte sostenibili. Le aziend fanno molti più sforzi rispetto al passato, ma incontrano ancora notevoli difficoltà nel comunicare e implementare efficacemente le loro iniziative di sostenibilità. Questa discrepanza tra intenzioni e azioni ci porta a riflettere su tre aspetti fondamentali: la resistenza al cambiamento, i limiti della nostra percezione e il ruolo cruciale della comunicazione costruttiva.
La resistenza al cambiamento: un ostacolo pratico
Un aneddoto illuminante proviene dal responsabile sostenibilità di una multinazionale che ha imposto l’uso di auto elettriche per i manager aziendali. Questa decisione, apparentemente virtuosa, lo ha reso “odiatissimo” dai colleghi. Il motivo? A parità di budget, scegliere un’auto elettrica significa optare per un veicolo di classe inferiore. Questo esempio mette in luce come il cambiamento verso la sostenibilità spesso richieda sacrifici immediati che possono essere difficili da accettare, nonostante i benefici a lungo termine.
I limiti della percezione umana
Il neuroscienziato Andrea Bariselli, nel suo libro “Wild Mind”, offre una spiegazione affascinante della nostra resistenza ai comportamenti sostenibili. La corteccia frontale del nostro cervello ci impedisce di rappresentare il nostro “io futuro” come parte di noi stessi. In altre parole, facciamo fatica a visualizzarci nel futuro e, di conseguenza, a comprendere l’impatto delle nostre azioni attuali. Questa limitazione neurologica rende particolarmente difficile adottare comportamenti virtuosi che avranno effetti positivi solo nel lungo periodo.
Il ruolo chiave della comunicazione costruttiva
Per superare queste sfide, è fondamentale sviluppare una comunicazione che crei coinvolgimento e fiducia. Le aziende devono impegnarsi in progetti concreti che aumentino la consapevolezza sia all’interno che all’esterno dell’organizzazione.
Tuttavia, la responsabilità non si ferma qui. Le aziende hanno anche un ruolo cruciale nel sostenere un giornalismo costruttivo e di qualità. In un’epoca in cui migliaia di siti web in diverse lingue producono notizie generate dall’intelligenza artificiale con minimo controllo umano, le aziende devono essere consapevoli di dove investono in pubblicità. Scegliendo di non pubblicizzarsi su piattaforme che diffondono contenuti non validi o fuorvianti, le aziende possono contribuire attivamente a promuovere una comunicazione veramente sostenibile.
Per rendere la sostenibilità reale dobbiamo affrontare non solo sfide di trasformazione operative , ma anche di per azione e di comunicazione. Solo attraverso una comunicazione costruttiva, trasparente e responsabile potremo superare le barriere che ci separano da un futuro veramente sostenibile.
Di tutto questo ragioneremo martedì 29 ottobre al Teatro Filodrammatici di Milano, a partire dalle 17.30, nell’ambito di “Comunicare bene la sostenibilità” titolo del Premio Nazionale Comunicazione Costruttiva 2024, organizzato dalla Fondazione Pensiero Solido.
Giovanni Iozzia