“Per chi fa il nostro mestiere questo è un compito fondamentale, anche nel più vasto ambito di quella che tu definisci la comunicazione costruttiva, cioè la comunicazione che crea conoscenza e consapevolezza. La mia scorribanda nelle parole è il mio modestissimo modo per tentare di trasferire conoscenza.”
Massimo Sebastiani, oltre a essere capo redattore Ansa e responsabile di Ansa.it, è anche ideatore e autore del podcast “Parole”. Possiamo intitolare il nostro dialogo “Come e perché nasce un podcast di successo”?
“Mi sembra un pochino esagerato. Meglio dire, in base a quello che ti ho detto prima, “Come e perché nasce un’avventura di conoscenza” e, quindi, di comunicazione costruttiva.”
D’accordo. Come nasce “Parole”?
“Quando in Ansa abbiamo iniziato a fare podcast, ci siamo resi conto subito di una cosa molto semplice, quasi banale: siamo come artigiani che tutti i giorni maneggiano un elemento fondamentale: la parola.”
Siamo nel 2019. E qui arriva il secondo governo Conte, la miccia che ha innescato tutto…
“Una piccola miccia che ancora non so perché esattamente si sia accesa…”
Riaccendiamola per chi ci sta leggendo…
“Nel passaggio tra il suo primo e il secondo governo, Conte fa un discorso al Senato e dice, con riferimento polemico a Salvini, “questo sarà un governo mite…”
…in effetti un elemento forte, fondante, di quel governo era la rottura con Salvini…
“Vengo colpito dall’uso di questa parola, mite. Una parola che non sentivamo da tempo, anzi, tendiamo ad usare altri aggettivi per descrivere quello che succede nel mondo e soprattutto nella realtà dei social. Insomma, questa parola mi colpisce e penso: “Perché non cominciamo a ragionare sulle parole, e partiamo proprio da mite?” Questo fu l’inizio.”
Passato il quale, di lì a pochi mesi, siamo tutti stati travolti dal Covid…
“Paradossalmente, per il tipo di operazione che volevo fare, questa cosa è ancora più interessante…”
Perchè?
“Perchè con il Covid l’uso delle parole diventa importantissimo, il trattamento delle parole, la cura che bisogna mettere nelle parole diventa ancora più pregnante.”
Senza dubbio, purtroppo. E allora che succede?
“Succedono due cose: emergono delle parole che sono certamente delle parole nuove riferite al tema del Covid e
altre parole comuni assumono un sapore nuovo.”
Quindi in un certo senso ti sei sentito chiamato in causa…
“La terribile realtà del Covid ha messo in evidenza l’importanza del compito che mi ero dato, lo dico senza nessuna enfasi. Era importante rendere conto delle parole, cioè essere capaci di soffermarsi. È l’idea di fermarsi, fermarsi e osservare un oggetto che, in questo caso, è la parola.
Era ed è un elemento in contrasto con lo spirito dei tempi, che è caratterizzato dalla velocità, dal “like”, dal post costruito in poco tempo. Tutto questo apre un mondo e ti fa iniziare un viaggio, che è l’altra parola che ho usato più spesso per spiegare questa operazione.”
Non so se ho capito bene. Vuoi dire che dentro una parola risuonano tanti elementi che si possono capire meglio se si conosce la storia di quella parola? Quindi la sua etimologia?
“È una storia, certamente, ma è anche un viaggio. Non sono un appassionato assoluto dell’etimologia; l’etimologia è interessante, può spiegare delle cose, può farci andare verso un altro significato della parola, però non è l’unica cosa. Il viaggio di una parola è il viaggio che fa nella storia, il modo in cui cambia, il perché cambia. Il viaggio nelle parole è anche un viaggio in senso stretto, cioè un viaggio geografico. Ci sono parole molto antiche, nel caso della nostra cultura tipicamente parole che risalgono al greco e al latino, ma ci sono parole moderne, molto moderne.”
Per esempio?
“La parola ‘responsabilità’ prima della fine del 1700 non compare, e anche questo è un elemento che è interessante da spiegare e che ci permette di sostare; sostare su una parola e cercare di capire da dove viene, che significa, eccetera. Da dove viene questa parola? Ci sono parole che arrivano dall’India: hanno fatto un percorso; in questo percorso, magari, sono cambiate, poi rimbalzano dall’altra parte degli oceani e diventano un’altra cosa. Anche questo è estremamente interessante.”
Quindi in questo tuo andare sulle tracce del significato e dell’uso delle varie parole in pratica fai il filologo…
“Non nel senso classico del termine, perché mischio ambiti molto diversi: il cinema, la musica, certamente la filosofia, ma anche la cosiddetta cultura pop, la televisione. Non a caso uno dei miei due ‘numi tutelari’, è Renzo Arbore, uno che a quelli della mia generazione ha dato moltissimo per la sua attitudine alla leggerezza, nel rimbalzare tra il cosiddetto alto e il cosiddetto basso.”
E l’altro nume tutelare chi è?
“Come succede a tanti, è un professore, il mio professore di storia e filosofia del liceo. Ci ha abituati da subito a mettere insieme cose che di solito non stanno insieme, o meglio ancora, a capire che certe cose non si possono comprendere appieno senza altre cose. Era un grande esperto di filosofia e di epistemologia, ma riusciva a utilizzare questi strumenti e queste sue conoscenze anche per spiegare il calcio di Nils Liedholm, all’epoca allenatore della Roma, e quindi ci parlava del gioco a zona e del centrocampo della Roma, mentre ci parlava di Hegel. Quindi, per me è sempre stato naturale mescolare l’alto e il basso.”
In questo modo si imparano in effetti un sacco di cose.
“Ogni puntata del podcast imparo un sacco di cose; parto da due o tre cose che so, ma poi ne metto sul tavolo 10-12, e quindi ce ne sono tante che non sapevo, che ho trovato strada facendo, che aumentano la mia consapevolezza e, spero, quella di chi mi ascolta.”
Grazie, Massimo. In conclusione, dove si può ascoltare “Parole”?
“Nel sito dell’Ansa e in tutte le principali piattaforme di podcast…ma lasciami dire un’ultima cosa…”
Prego…
“In questi tre anni e mezzo, a volte sono ritornato a parlare di alcune parole, perché questo è il loro bello, la loro, diciamo, elasticità, la loro evoluzione costante. Per esempio, la parola responsabilità provoca un determinato tipo di risonanze mentre si sta parlando del covid, ma poi torna a distanza di anni in un ambito più strettamente politico, e poi magari torna ancora parlando di femminicidi.”
Insomma, tutto scorre vale anche a proposito del significato delle parole. Cambia il contesto d’uso, quindi cambia il senso attuale del termine che usiamo…
“Esatto. La risonanza delle parole può essere diversa anche in un relativamente breve arco di tempo, e quindi il focus che tu hai fatto tre anni fa sulla medesima parola, è diverso da quello di oggi. Questo è molto bello e fa parte della ricchezza, ecco, della ricchezza e dell’elemento intrinseco delle parole, cioè il fatto di avere una storia, una evoluzione.”
Una evoluzione da cogliere, per capire la realtà e agire in essa costruttivamente. Perché sono le parole a veicolare le idee che guidano la nostra azione. Buon lavoro, Massimo!