Lo schermo dei desideri. Come le serie tv cambiano la nostra vita

“Le serie tv occupano sempre di più il nostro immaginario e il nostro tempo, proponendoci non soltanto intrattenimento: attraverso le storie che guardiamo passa una visione del mondo, un’idea di bene e di male, una gerarchia di valori che ha inevitabilmente un impatto su noi stessi e sulla nostra vita.”

È questa la tesi centrale del nuovo libro di Stefania Garassini, “Lo schermo dei desideri: Come le serie tv cambiano la nostra vita“, uscito il 26 gennaio.

Come nasce questo libro, Stefania?

“Il libro è in parte frutto dell’esperienza del sito orientaserie.it, di cui sono direttore responsabile.”

Qui lo conosciamo bene. Ne ho parlato più volte ed è una delle esperienze che racconto nel mio “Tecnologia solidale.” Il sito è nato nel 2020 ed è un progetto di Aiart, associazione nazionale che promuove un uso consapevole dei media, in collaborazione con il Master in International Screenwriting and Production dell’Università Cattolica…

“Ricordi bene…e ricordi anche che cosa facciamo?”

Certo! Ospitate recensioni di serie tv, analizzate nei loro aspetti tecnici ma, soprattutto, educativi.

“Bravo! Questo mio nuovo libro, “Lo schermo dei desideri”, nasce con un intento analogo: invitare a riflettere su quanto le storie che guardiamo siano in grado di influenzarci, di alterare la nostra visione del mondo e di noi stessi e quindi di come possano avere un valore educativo.”

In pratica il libro ci aiuta a capire che non dobbiamo giudicare la nostra vita a partire da ciò che vediamo in una serie tv…vale per noi adulti, vale a maggior ragione per I ragazzi. Perché le serie tv sono così importanti nell’educazione degli adolescenti?

“I ragazzi ne consumano grandi quantità, grazie all’accesso a piattaforme come Netflix, accesso disponibile in ogni momento della giornata e possibile da svariati dispositivi, primo fra tutti lo smartphone. Non si tratta però soltanto di intrattenimento. Attraverso i racconti proposti dalle serie viene comunicata una visione del mondo, un’idea di bene e di male, in una parola un’etica, che ha un impatto su giudizi e comportamenti. Questo è l’impatto educativo delle serie e delle storie che esse raccontano.”

Un’azione “educativa”, se possiamo chiamarla così. Come da sempre i racconti tendono a fare, a partire dalle favole di Esopo…

“…ma oggi i ragazzi sono esposti a dosi molto più elevate di videonarrazioni, che consumano spesso in modo solitario o tra pari, comunque normalmente senza la presenza di un adulto.” 

Peraltro, come scrivi nel libro, molte delle serie più impattanti, specie quelle per gli adolescenti, i cosiddetti teen drama, offrono un’immagine disperata del mondo, quasi sempre priva di sbocchi positivi.

“Proprio così. Nel libro riporto le parole di Julian Fellowes, sceneggiatore del film Gosford Park, per il quale ha vinto un Oscar nel 2002, e showrunner di Downton Abbey, e più di recente di The English Game e The Gilded Age: «I protagonisti delle mie storie sono decent people (brave persone). La differenza rispetto ad altre epoche, non è che oggi ci siano meno persone buone: è semplicemente che non ci sono quasi più autori che le raccontino».”

Per questo l’impatto delle serie è più rilevante sui giovani, sugli adolescenti, che sono alla ricerca di riferimenti e modelli a partire dai quali strutturare un proprio progetto di vita e che spesso cercano proprio in questi racconti risposte alle loro domande di senso. il libro vuole riequilibrare la situazione?

“Le serie ormai sono prodotti spesso di ottima qualità, quanto a scrittura, regia e recitazione, e non di rado ambientati in luoghi e contesti lontani da noi. Un impatto positivo di questo proliferare di storie sui nostri schermi è quello di averci ampliato gli orizzonti mentali, portandoci a conoscere da vicino situazioni e culture anche profondamente diverse dalla nostra: pensiamo ad esempio a tutto il settore del k-drama, serie tv di produzione sud coreana, con il successo della garbata e poetica “Avvocata Woo”, che affronta il tema dell’autismo…”

Però…

“Però nella ricerca di storie inedite, la serialità televisiva ha spesso imboccato strade che l’hanno portata a farci accedere alla psicologia di personaggi negativi, senza risparmiare i dettagli più inquietanti e a esplorare situazioni scabrose. Un caso recente di cui si è molto discusso è quello di Dahmer-Mostro, prodotta da Netflix e incentrata sulla vicenda del serial killer reo di aver ucciso e orrendamente straziato diciassette persone tra il 1978 e il 1991”.

Comprendo la preoccupazione. Quindi è un testo solo per genitori ed educatori?

“Il libro è utile a chi è un consumatore di serie e vuole capire meglio quali sono le dinamiche di fondo alla base dei racconti televisivi. Per quanto detto finora è anche evidente che i destinatari ideali sono i genitori, gli insegnanti e in generale gli educatori.”

Per questo il testo pone particolare attenzione ai prodotti per ragazzi, a partire da quelli più noti e più discussi, come “Tredici”, “Sex Education”, “Euphoria” o “Squid Game”…

“…sì, ma nel libro passo in rassegna anche serie meno note, ma di valore contenutistico, adatte a una visione in famiglia e che impongono all’attenzione di chi le segue alcuni grandi temi. Per esempio lo sono The Good Place e Upload, che propongono altrettante interpretazioni a loro modo rassicuranti di quanto ci potrebbe succedere dopo la morte. Nel libro spiego bene come funzionano.
Comunque, ripeto: il volume ha lo scopo di fornire le conoscenze di base per orientarsi tra la ricchezza di proposte, nelle quali sempre più spesso i ragazzi cercano le risposte alle loro domande più profonde. Si tratta di una competenza indispensabile per affinare senso critico e capacità digiudizio e così saper scegliere prodotti adeguati alle nostre esigenze personali e familiari.”

Per aiutarci anche concretamente in questo, la parte finale del libro spiega come usare il parental control con le principali piattaforme e fornisce dieci pratici consigli per guardare serie tv in famiglia. Insomma, capire e agire. Buona lettura…