Quando si parla di digital twin si tende a portare l’attenzione sul ruolo dell’innovazione digitale come uno dei principali fattori abilitanti per raggiungere obiettivi di sostenibilità. Peraltro non ci sono ormai dubbi sulla sempre più stretta correlazione tra trasformazione sostenibile e trasformazione digitale e proprio per questo non dovrebbero esserci nemmeno perplessità o tentennamenti nel rendicontare e rappresentare in modo completo i temi e i fattori legati alla sicurezza del digitale nell’ambito del Bilancio di sostenibilità.
Giova poi sempre sottolineare come il valore di una impresa sia costituito da asset tangibili e intangibili ed è sempre più evidente che la cybersecurity presenta un impatto diretto e indiretto su entrambi. In altri termini se il valore di una impresa è basato sulla disponibilità di dati che sono funzionali alla generazione di valore o che servono per raccontare, certificare e rendicontare quel valore allora la protezione di quei dati è parte integrante di quello stesso valore. Ed è un valore che attiene direttamente ai temi della sostenibilità.
Nella realtà delle imprese e delle organizzazioni occorre poi collocare questo aspetto valoriale nella prospettiva di una rendicontazione di sostenibilità che è chiamata ad esaminare e valutare anche l’esposizione dell’azienda ai diversi fattori di rischio. Per certo l’esposizione ai rischi climatici ha vissuto e vive tuttora giustamente la massima priorità, ma sta altrettanto giustamente crescendo la necessità di considerare nell’ambito di questo bilancio l’insieme delle attività e delle misure che l’azienda mette in campo per proteggere i propri dati, come un fattore che incide, appunto, sulla sostenibilità aziendale.
Si tratta peraltro di un approccio che, se osservato dalla prospettiva dell’ESG, equivale a far crescere attenzione e impegno sulla “G” di Governance accanto alla “S” di Sociale e alla “E” di Environmental.
Mauro Bellini
