Perché la finanza climatica ha bisogno della finanza inclusiva

La trasformazione sostenibile e con essa la transizione energetica e la creazione di condizioni per uno sviluppo sostenibile sono indiscutibilmente costose. Non tanto quanto i danni, spesso incalcolabili, per portata e dimensioni, che sono imputabili direttamente o indirettamente ai cambiamenti climatici. In molti casi si tratta di costi per interventi, opere e progetti dai quali dipende già oggi la vita economica e sempre più spesso anche la vita stessa di tante popolazioni.

La contabilità degli investimenti necessari per proteggere, mitigare e soprattutto, per attuare forme di adattamento dipende da molteplici fattori che spesso sono oggetto di valutazioni politiche piuttosto che di concreta fattibilità operativa. È tuttavia fuori discussione la necessità di agire ed è altrettanto fuori discussione il ruolo che è affidato alla finanza.

Da tempo si parla di una finanza climatica, per tanti aspetti concettualmente vicina alla finanza sostenibile. Si tratta di operatori che gestiscono risorse economiche per indirizzare investimenti specifici su progetti, tecnologie, innovazioni o processi espressamente indirizzati alla riduzione degli effetti del climate change. Un mondo, quello del climate finance, che ha saputo anche trovare collegamenti virtuosi tra un’azione climatica volta a proteggere ambienti, popolazioni e territori e nuove forme di sviluppo economico. Ma, come spesso accade c’è anche un “ma”.

Ed in questo contesto appare particolarmente significativa l’analisi di The World Bank (qui il servizio https://blogs.worldbank.org/en/voices/why-inclusive-finance-must-be-central-to-the-climate-response ) che spinge a considerare in modo più importante rispetto al passato anche il ruolo di una finanza inclusiva.

Se il sistema finanziario globale deve essere effettivamente parte della soluzione climatica non si può accettare che a fronte di un volume di investimenti calcolato in qualcosa come 4,8 trilioni di dollari indirizzati in azioni per il clima, una quota pari al 75% sia stato utilizzato per interventi in paesi ad alto reddito.

Ed è proprio nella gestione di queste risorse che si dovrebbe collocare l’approccio di una finanza inclusiva. Un metodo che dovrebbe preoccuparsi e occuparsi primariamente di fare in modo che le risorse disponibili arrivino anche (se non prima di tutto) a chi vive sulla propria pelle gli effetti dei cambiamenti climatici e controllare che questi investimenti si concretizzino in quelle misure di mitigazione e di adattamento che sono alla base di una trasformazione sostenibile.

Mauro Bellini

Fonte: https://www.linkedin.com/posts/maurobellini_why-inclusive-finance-must-be-central-to-activity-7245528784760672256-yiru?utm_source=share&utm_medium=member_desktop