A seguito delle dimissioni di Lucia Annunziata dalla RAI, il Corriere della Sera pubblica una vecchia foto della giornalista con alcuni esponenti del Partito Comunista Italiano, con questa didascalia: “Negli anni Settanta, prima di iniziare la carriera giornalistica al Manifesto, Lucia Annunziata fa politica a sinistra. In questa foto è con Walter Veltroni, Fabio Mussi, Massimo D’Alema e Giovanni Amendola (dirigenti PCI).”.
In realtà nella foto appare Giorgio Amendola. Giovanni era suo padre, che fu giornalista, deputato, fiero oppositore di Mussolini.
Claudio Velardi, affermato comunicatore e per lungo tempo esponente autorevole del PCI, commenta l’errore nella didascalia con questo tweet: “Un refusone del @Corriere. Meglio, definiamolo per quello che è: svarione di un redattore ignorante come una capra. Quasi da licenziamento, direi.”
Poche ore dopo, Velardi risponde al suo tweet così:
“Ho ricevuto una lezione di stile e di comportamento dal collega responsabile dell’errore, che in una telefonata sentita e civilissima mi ha rimproverato per i toni ultimativi e violenti del tweet. Un errore è un errore, non può e non deve implicare giudizi su persone (a maggior ragione quando non si conoscono). Mi scuso davvero con il collega, e lo ringrazio perché mi ha aiutato a capire che i social vanno usati sempre con misura: possono far male e ferire inutilmente.”
Questo secondo tweet di Velardi è la conferma del fatto che non c’è algoritmo che tenga. I contenuti, i toni, la qualità della presenza social è un potere che è nelle mani di ciascuno di noi. Velardi ha dato un esempio di comunicazione costruttiva. Bravo!