Carta, penna ed educazione civica digitale

Preservare e valorizzare la lettura su carta e la scrittura a mano, soprattutto nella scuola primaria. Questo chiede 87,1% degli intervistati dal sondaggio Euromedia Research di Alessandra Ghisleri, contenuto nello studio “Il valore imprescindibile di carta e penna nei processi di apprendimento“. 

Realizzato dalla Fondazione Luigi Einaudi, lo studio è stato presentato martedì in Senato da Andrea Cangini, segretario generale della Fondazione. La prospettiva è quella di valorizzare il libro cartaceo e la scrittura a mano e di riequilibrare l’uso dei device digitali per leggere e scrivere a scuola. Tutto questo in una logica che tenga insieme le opportunità dell’analogico e quelle del digitale.

Per aiutare a valorizzare queste opportunità, di recente è uscito un libro (cartaceo) che non è un libro per l’estate, ma per dopo l’estate: “Educare alla cittadinanza digitale. Manuale pratico per insegnanti”, di Isabella Corradini, Francesco Lacchia ed Enrico Nardelli, pubblicato da Themis edizioni.

Il nostro libro – mi dice Isabella Corradini, psicologa sociale e presidente del Centro Ricerche Themis – risponde a quanto chiesto dalla legge che nel 2019 ha reintrodotto l’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole di ogni ordine e grado…”

…Me la ricordo bene. La votammo quasi all’unanimità e prevede che uno dei tre pilastri della nuova educazione civica sia l’educazione alla cittadinanza digitale, per dare agli studenti le competenze e le conoscenze necessarie “per utilizzare le tecnologie digitali in modo sicuro, responsabile e critico”, come dice il testo della legge…

“Per diventare buoni cittadini digitali è necessario che gli studenti acquisiscano adeguate competenze per muoversi in modo responsabile in Internet ed utilizzare i diversi dispositivi digitali con spirito critico, comprendendone potenzialità e rischi.”

Sfatiamo definitivamente il mito: essere nativi digitali non implica essere competenti digitali. Occorrono una educazione e una istruzione sul come usare il digitale. Di conseguenza servono insegnanti preparati…

“Il nostro libro si rivolge proprio a loro, vuole facilitare il lavoro degli insegnanti nello sviluppo di un percorso di consapevolezza sui temi del digitale per studenti e studentesse.”

Il testo è indirizzato essenzialmente a docenti, educatori e formatori della scuola secondaria di primo grado. E gli altri docenti?

“Il testo può comunque essere utilizzato anche per gli altri livelli scolastici, in base alla valutazione del singolo docente e alle specifiche esigenze delle classi. Inoltre, in particolare per le elementari, invito tutti a guardare i materiali sulla cittadinanza digitale consapevole di Programma il futuro, il progetto coordinato dal professor Enrico Nardelli, coautore del libro.”

In effetti il vostro è un vero e proprio manuale operativo, dato che propone piani di lavoro delle lezioni pronte all’uso ed esercitazioni da realizzare individualmente e in gruppo….

“Abbiamo voluto essere estremamente pratici, sia nel metodo proposto, sia nella scelta dei temi delle singole lezioni, che riguardano aspetti della vita concreta degli studenti.”

Qualche esempio?

“Passiamo da come riconoscere l’attendibilità delle fonti in rete a quali metodi di comunicazione online è possibile utilizzare e come comunicare in modo rispettoso. Oppure dal come preparare una presentazione efficace a quali sono i principali rischi per la sicurezza online…”

Questo libro può essere utile anche ai genitori?

“Sicuramente può essere utile per associazioni, parrocchie e realtà educative che vogliono affrontare i temi legati al corretto uso del digitale. Per i genitori male non fa, assolutamente, anche se va tenuto conto che è un testo che propone lezioni da tenere in classe. Segnalo però che nel testo c’è il capitolo dedicato alla “Consapevolezza online” con la descrizione di una serie di termini, come disinformazione, pubblicità mirata, e così via, di cui tutti dovrebbero conoscere il significato.”

Nel libro trattate anche il tema dell’utilizzo a scuola dell’intelligenza artificiale generativa e conversazionale?

“Non abbiamo trattato l’argomento ma, considerato comunque che si tratta di strumenti informatici – anche se molto più potenti – vale lo stesso principio di cautela: occorre essere consapevoli dei rischi e delle opportunità connessi al loro uso. Ecco perché è necessario approfondire la conoscenza degli aspetti positivi e negativi, senza farci trascinare dalla frenesia di arrivare per primi o, peggio, farci abbagliare dalle sole logiche commerciali. Quindi procedere sì, ma in modo etico e responsabile.”

C’è chi teme che l’intelligenza artificiale sia usata dai ragazzi come una scorciatoia per evitare la fatica di studiare…

“L’intelligenza artificiale va concepita come strumento di supporto e non di sostituzione al lavoro degli studenti.

Nello sport, senza allenamento non si possono raggiungere buone prestazioni; che risultati si possono ottenere senza la fatica di studiare? Non siamo nel film Matrix, dove si “caricano” i programmi per imparare ciò che serve! È quindi necessario stabilire delle regole chiare di utilizzo e di finalità. Innanzitutto, non bisogna lasciare questi strumenti al libero uso dei bambini, semmai possono essere utilizzati per stimolare le loro capacità intellettive e responsabilizzarli. 

Solo così potranno diventare cittadini informati e competenti in una società che sarà sempre più digitale. E necessariamente, bisognerà partire dalla formazione dei docenti (e dei genitori).”