Le Microconferenze che battono ChatGPT 

“Lo scopo della vita non è la sopravvivenza del più adatto, ma la crescita personale di ciascuno di noi. E soltanto sviluppando ciò che ci distingue dalle macchine potremo in futuro trovare crescita e appagamento.” 

Poco meno di un’ora dopo aver letto questa frase della prefazione di Federico Faggin al libro di Claudio Ubaldo Cortoni e Davide Dattoli “Sapere è potere. Da Aristotele a ChatGPT, perché il futuro dipende dalla nostra formazione” ho incontrato Pino Suriano, docente dell’IIS Fermi di Policoro (Matera) e referente didattico del Premio Nazionale Microconferenze. 

Caro Suriano, la frase di Faggin non le sembra abbia a che fare con il Premio che lei organizza per gli studenti delle scuole superiori?

“Se si riferisce al fatto che noi lavoriamo per dare agli allievi una competenza che va oltre i programmi scolastici e che servirà loro per la vita, credo proprio di sì.”

Possiamo quindi dire che voi lavorate a coltivare una delle competenze che sicuramente non potranno essere soppiantate dall’intelligenza artificiale? Una di quelle soft skill di cui tanto si parla da qualche anno e che sono poi difficili da implementare in concreto?

“Lo possiamo dire, visto che l’intelligenza artificiale è il tema del momento, ma noi siamo già alla quinta edizione del Premio. Diciamo che ci siamo mossi con un certo anticipo…”

…Giusto. 

Torniamo al punto specifico. In concreto che cosa è una microconferenza?

“La microconferenza è una breve performance oratoria (tra i 5 e i 15 minuti) a tema libero, legato ad apprendimenti scolastici di area umanistica o scientifica. Essa mira a valorizzare una delle abilità che devono/dovrebbero far parte del bagaglio formativo di ogni studente: la capacità di comunicare, di saper tener desta l’attenzione di chi ascolta. È infatti il rapporto con l’ascoltatore il cuore dell’esperienza comunicativa, come fargli arrivare il messaggio.”

Mettere al centro chi ascolta e non se stessi è una delle principali leggi della retorica e quella che specialmente oggi viene più spesso dimenticata, perchè al centro si mette se stessi, cioè chi parla e non chi ascolta. In pratica, è la stessa differenza che esiste tra fare una fotografia e farsi un selfie.

Quindi in pratica voi chiedete una performance modello Ted, in modalità ibrida, in presenza e per via digitale?

“All’apparenza sì. Per noi ciò che conta è che non si deve recitare un discorso scritto da altri, ma un testo personale, scritto dallo studente, frutto del suo impegno. Un testo che sarà esposto con libertà interpretativa e possibili elementi di improvvisazione, ma che deve essere l’esito finale di un lavoro precedente di scrittura e di organizzazione strutturata delle parti del discorso. In continuità con la grande tradizione oratoria occidentale.”

Quindi con la microconferenza, ragazzi dai 14 ai 18 anni si ritrovano a parlare di fronte a platee più o meno ampie, sapendo di essere ripresi in video, con un testo frutto delle proprie ricerche e dell’approfondimento. Una bella sfida…

“È una modalità che serve a superare la timidezza e iniziare ad acquisire una capacità che verrà utile per la vita. 

I ragazzi oggi si ritrovano a parlare in pubblico non prima della fine degli studi universitari. È davvero importante perciò anticipare l’esperienza già in età adolescenziale, in un ambito educativo e quindi protetto, aiutando gli studenti a superare le difficoltà emotive e a entrare in contatto con il pubblico.”

L’argomento della microconferenza lo scegliete voi o lo studente?

“L’argomento è scelto dallo studente, che lavora in collaborazione con I compagni della classe e con l’insegnante che lo segue. Perché il nostro è in realtà un nuovo modello di apprendimento che stiamo cercando di diffondere in tutta Italia, attraverso l’esperienza della associazione Amore per il sapere, nata da un gruppo di docenti e professionisti impegnati nel mondo dell’educazione e della cultura con l’intento di promuovere progetti per la scuola e per i giovani.”

Si può mandare il proprio video direttamente oppure bisogna per forza passare dalla adesione della propria scuola al Premio?

“E’ un premio scolastico, per cui è preferibile il riferimento a un’istituzione scolastica”.

Quante scuole hanno finora aderito all’iniziativa?

“Nei cinque anni abbiamo ricevuto lavori di ragazzi provenienti da più di cento scuole di tutta Italia”. 

Che dire… se fossi uno studente della scuola superiore, chiederei di partecipare al Premio Nazionale Microconferenze, un esempio di tecnologia (e retorica) digitale.

Non posso farlo per evidenti limiti di età, ma chi invece può sappia che ha tempo fino al 10 giugno per caricare il video della propria microconferenza su YouTube, Vimeo, Dropbox o Google Drive e compilare il modulo che trova su www.amoreperilsapere.it/microconferenze-2023/, inserendo il link al video.